Besagno

Descrizione

Besagno ha saputo conservare l’impianto urbanistico dei tre nuclei originari e buona parte dell’edilizia tradizionale, con abitazioni rustico signorili in muratura, provviste di porticati e di corti chiuse da muri e arricchite da artistici portali scolpiti nella pietra locale.

La chiesa della Presentazione di Maria, dai due campanili gemelli, è stata riedificata nel 1866 su progetto di Antonio Nicolussi.
L’interno è di gusto neoclassico, arricchito da smaglianti affreschi di Adolfo Mattieli negli anni trenta del Novecento, e da due altari marmorei barocchi, opera dei maestri castionesi e verosimilmente provenienti dalla chiesa preesistente.
La chiesa conserva un documento di rara importanza: due iscrizioni cristiane su lastre in pietra calcarea, una intera, l’altra frammentata, tra le più antiche del Trentino. Esse risalgono al IX-X secolo e sono uniche nel territorio regionale.
In un dei due affreschi del corpo centrale della chiesa, datati 1937, è raffigurato San Rocco, a ricordo della statua che esisteva nella vecchia chiesa, santo al quale gli abitanti di Besagno si rivolgevano con umile preghiera durante le epidemie di peste. 

Besagno presenta un’altra testimonianza storica di grande interesse: la Crocifissione con la Vergine e San Giovanni Evangelista, affrescata in un’edicola posta sulla facciata di un’antica abitazione in piazza Castelbarco, dove, accanto ai personaggi sacri, figurano l’offerente inginocchiato -un membro della famiglia Castelbarco- e il leone araldico dei Castelbarco in atto di scambiare tre piume con il leone di San Marco, simbolo della Repubblica di Venezia. L’affresco è opera di Giovanni Badile, pittore di Verona formatosi sull’esempio dei maestri giotteschi e indica un avvenimento politico che segnò la storia della Val Lagarina: l’accordo stipulato nel 1405 fra la famiglia Castelbarco e la Repubblica di Venezia, simboleggiato dai due leoni che si scambiano le tre piume, emblema delle tre linee della famiglia Castelbarco, quella di Lizzana, quella di Beseno e quella di Albano-Gresta.

 Nei dintorni del paese, in località Bot un  tempo vi erano presenti miniere di ferro, opifici e forni fusori -dove si producevano tra l’altro bombe da cannone- saccheggiati e incendiati dai soldati francesi del generale Vendôme nel 1703, nel corso della Guerra di Successione spagnola.



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