Descrizione
Secondo una leggenda narrata nei “filò” invernali, anche Saccone aveva un’origine mitica. Questo mito è legato ad alcuni racconti tramandati, secondo le fonti, da Virida Pepoli, moglie di Giovanni Castelbarco, signore del Castello di Dosso Maggiore, la cui tomba per quasi cinquecento anni fu esposta sotto il loggiato della chiesa arcipretale dei Santi Pietro e Paolo di Brentonico, fino all’inizio del XIX secolo, quando fu spostata nella residenza dei Castelbarco a Loppio.
Una signora partì un giorno dalla valle ove scorre l’Adige, salì al castello di Saiori per una caverna che serviva per scendere ad attingere l’acqua. Si fece dare armi e cavallo dai castellani per sicurezza. Camminando arrivò alla località di Piazzina al maso Pianterdon; salì poi alla Poza e al Bracon. Lì attese i predoni che derubavano i pastori delle loro greggi, per poi incatenarli e mandarli ai Crociati di San Leonardo perché li mettessero nelle prigioni. Proseguendo raggiunse la Val del Pozzo, i Bortolasi e gli Albi (nomi di località) e fece scendere i pastori lì rifugiati alla località Quaio, dove c’è una sorgente. Ritrovatisi in sette famiglie in uno spazio relativamente angusto, si distribuirono nelle attuali sette contrade di Saccone, dove vissero in sicurezza.
