Durante il cammino di San Rocco si raggiunge un punto panoramico da cui si può ammirare il punto in cui gli studiosi moderni individuano il luogo in cui cominciò un’impresa leggendaria.
Durante le interminabili guerre tra Filippo Maria Visconti, Duca di Milano, e la Repubblica Veneta un’impresa è entrata nei miti, nelle leggende e nella tradizione popolare: il trasporto di alcune navi da guerra dal fiume Adige al Lago di Garda via terra.

La guerra era concentrata attorno alla città di Brescia, assediata via terra dal capitano mercenario Nicolo Piccinino (Perugia 1368 – Cusago 1444) ; essendo la città un importantissimo caposaldo e anche un ricco e florido snodo commerciale la Repubblica volle liberarla e incaricò i suoi migliori capitani di Ventura del momento Bartolomeo Colleoni (Solza, 1395 – Malpaga 1475) e Erasmo Stefano da Narni detto Il Gattamelata (Narni, 1370 – Padova 1443) di trovare il modo di rompere il blocco e rifornire Brescia.
Lo scontro diretto e la costruzione di un porto per costruire una flotta fluviale di supporto furono scartate per questione di tempo; Piccinino infatti aveva conquistato tutto il lago di Garda meridionale fino a Mantova rendendo praticamente impossibile l’affluire di rifornimenti da Sud; e le forze militari del Piccinino erano troppo forti per essere battute in battaglia campale e il capitano troppo astuto per essere aggirato o ingannato.
Quindi i capitani fin troppo consci che la Repubblica si pagava bene ma se non vedeva risultati tangibili e tali da giustificare le spese o sospettava tradimenti non esitava ad agire anche severamente come accadde nel 1432 al capitano generale (in pratica il comandante supremo di ogni forza armata) della Repubblica Veneta Francesco Bussone detto il Carmaglona che accusato di tradimento e sperpero fini decapitato; iniziarono a cercare un modo per portare aiuti alla città.
La leggenda narra che l’idea del trasporto di navi sulla terra ferma venne in mente ad un ufficiale che era stato anche cavatore (qui gli storici non concordano appieno di chi fu l’idea e si dibatte se ci furono più ideatori o uno solo e chi fu ad avere l’idea tra i capitani, gli uomini di cultura presenti all’epoca e neanche cosa ispirò l’idea) pensando alle slitte usate dai cavatori delle Apuane per portare a valle i pesanti blocchi di marmo.
Quindi su pensò che si poteva usare lo stesso concetto per delle navi solo in formato più grande.

L’idea e lo studio fatto sul campo dalle persone interessate convinsero i provveditori (gli addetti alle spese) che a loro volta convinsero il senato Veneto ad accettare la spesa e supportare la logistica (furono requisiti più di duemila buoi, numerosi terreni furono appianati, boschi tagliati e alcune case furono distrutte).
La flotta veneta era composta da 6 galee (le navi tradizionali della flotta Veneta), 2 fregate e 25 grosse imbarcazioni (anche se nell’immaginario popolare sono solo le galle ad essere portate in giro) salpò da Venezia nel gennaio 1439 e risalì l’Adige fino a Marco.
Lì le navi che a Verona erano state alleggerite furono trascinate in secco e da lì trasportate grazie ad operai, buoi, rulli, slitte e anche il vento (le vele furono issate proprio per aiutare la risalita o quando troppo veloci le si mollava a vento contrario) percorsero la Valle del Cameras fino al Lago di Loppio, salirono sul Passo San Giovanni, ridiscesero per la Valle di Santa Lucia arrivando a Torbole dove giunsero nell’Aprile del 1439.
Il viaggio, dalla partenza da Marco fino all’arrivo a Nago, durò circa due settimane e costò alla repubblica Veneta 15.000 ducati ma permise alla repubblica di salvare la città di Brescia e sebbene la guerra perdurò per altri anni fu conosciuta subito in tutta Europa per le difficoltà logistiche incontrate e superate (non risulta che le truppe di Milano crearono problemi o che tentarono di sabotare i lavori).
